Monte Marmagna
La cima del Monte Marmagna si eleva a 1851 m s.l.m., come un affaccio sul mar Tirreno: nelle giornate limpide, infatti, si può vedere il Golfo di La Spezia. Alcuni itinerari escursionistici permettono di raggiungere la vetta: da un lato passando per il vicino Lago Santo si attraversa un'area di depositi glaciali, dove due bacini lacustri sono oggi degradati a torbiera, mentre dall'altro attraversando i sottostanti Prati di Logarghena. Si tratta di ampie radure che tutt'ora vengono utilizzate per il pascolo di greggi di pecore di razza massese, dal tipico manto scuro.
Dalle sue pendici nasce il Torrente Parma.
Alpe di Succiso
Questa altura raggiunge i 2017 m s.l.m. e, con le sue praterie d'alta quota, sovrasta il Passo del Cerreto, quello del Lagastrello e quello della Cisa. La sua struttura a piramide è solcata da grandi canaloni, ovvero formazioni di arenaria a giacitura quasi verticale che emergono dal substrato, eroso con maggior facilità.
Dalle pendici dell'Alpe di Succiso nasce il fiume Enza e scende la relativa Alta Val d'Enza.
Monte Prado
Poco distante dal Passo di Pradarena, il Monte Prado arriva a quota 2054. Il suo versante settentrionale mostra le tipiche geoforme glaciali, come i circhi ed i depositi morenici, mentre i vari stadi della ritirata dei ghiacci hanno lasciato piccole zone umide ed il piccolo Lago della Bargetana.
Monte La Nuda
Il monte sovrasta, con i suoi 1895 m, la stazione sciistica di Cerreto Laghi ed ospita sulla vetta una vecchia cabina in cemento con un'antenna per la trasmissione radio, risalente agli anni '20 del secolo scorso ed abbandonata da decenni. Sul versante settentrionale è presente un complesso di laghi, torbiere e zone umide a differenti stadi di interramento su alcuni falsopiani di origine morenica. Dalla cima si ammira un panorama che comprende l'Alpe di Succiso, il Monte Casarola, il profilo lontano della Pietra di Bismantova e la valle del torrente Mommio che scende verso la Toscana.
Monte Ventasso
La forma piramidale del Monte Ventasso raggiunge il suo culmine nello spartiacque tra la Valle dell'Enza e la Valle del Secchia, a 1727 m s.l.m. Il massiccio, isolato rispetto alle altre cime, offre un eccezionale punto panoramico, oltre alle particolarità geologiche delle sue stratificazioni e dei suoi affioramenti torbiditici. Il versante settentrionale si affaccia sul Lago Calamone, in una conca dalle morfologie glaciali e dalle caratteristiche morbose di elevato interesse naturalistico.
Monte Cusna
Il Monte Cusna è la maggiore cima dell'Appennino Reggiano ed una delle maggiori dell'Appennino Tosco-Emiliano. Viene comunemente chiamato "Gigante che dorme", a causa del suo profilo che ne ricorda la forma.
Le sue pendici sono molto ripide e di difficile percorrenza nel periodo invernale. Dalla vetta, raggiungibile attraverso diversi itinerari escursionistici, se il cielo è limpido, si possono ammirare le Alpi Apuane, il Mar Tirreno ed a volte anche la Corsica. Per queste ragioni il Monte Cusna è una importante meta turistica, nota soprattutto ad esperti alpinisti e sciatori, provenienti anche dall'estero. Ai suoi piedi si estendono i Prati di Sara, grandi praterie d'altura a 1610 m s.l.m., circondate da una faggeta.
Pania di Corfino
Si tratta di un massiccio roccioso di calcari grigi sormontati da lembi di calcari nodulari ammonitici, ovvero rocce completamente diverse dall'arenaria che caratterizza la dorsale appenninica Tosco-Emiliana. Accanto alle forme più morbide che la circondano, si alza con pareti ripide, come un balcone orizzontale affacciato da un lato verso il mare e dall'altro verso gli Appennini. La conseguenza di questa particolare conformazione è un paesaggio molto particolare, dove accanto ad una flora tipica di ambienti di alta quota si può trovare quella mediterranea, il faggio vicino al leccio.
Nonostante l'asprezza della morfologia della Pania, numerosi sono i sentieri ed i percorsi di trekking, mountain bike ed a cavallo che permettono di raggiungerne la sommità. Inoltre è possibile visitare l'Orto Botanico della Pania di Corfino, che per zone riproduce ambienti tipici degli Appennini e delle Alpi Apuane.