Si tratta della seconda produzione annuale della scuola di teatro di cui è docente Marina Coli, che nei mesi scorsi ha raccolto ed elaborato il materiale raccolto da Rachele Grassi nel corso del suo lavoro a contatto con emigrati e cittadini affettivi del Parco Nazionale incontrati nei diversi appuntamenti organizzati dal progetto Parco nel Mondo nei Comuni del crinale, ognuno con la propria storia di fatica ma anche di soddisfazione da raccontare, in cui l’amore per l’Appennino si scontra con la volontà di costruirsi un futuro dignitoso.
Sono storie sempre divise a metà tra la voglia di tornare a casa e la necessità di rimanere lontani per poter lavorare e assicurare un avvenire alla famiglia. Sulla base di questi racconti semplici e molto toccanti Marina Coli ha scritto un copione e ha lavorato con gli allievi della scuola di teatro allestendo una rappresentazione basata sull’espressività corporea, la voce e la dimensione del canto. Sarà uno spettacolo a più voci, affresco di un importante pezzo di storia montanara dei decenni scorsi, in cui domina il legame forte tra l’emigrante e la sua montagna e si trovano come temi comuni il viaggio, il lavoro ed il ritorno nei luoghi d’origine.
Questo spettacolo è il prodotto di una collaborazione nata con la volontà di unire professionalità che abitualmente operano in diversi ambiti per costruire un progetto trasversale, nella convinzione che si possa lavorare insieme per comunicare la montagna, per renderla più viva aumentando lo scambio di idee, il dialogo e la collaborazione tra le realtà che si trovano sul territorio e che hanno come obiettivo quello di rendere più vitale il territorio in cui viviamo. L’auspicio è quello di proseguire su questa strada anche in futuro, continuando a lavorare in squadra, riuscendo anche a portare il nostro Appennino e la sua gente al di là dei confini geografici e amministrativi tradizionali, così come hanno fatto i nostri emigrati nei loro viaggi in tutto il mondo.