Giovedì alle 21 al Centro Laudato Si’ a Bismantova
( Sassalbo, 06 Giugno 2023 )E se riconsiderassimo il modo di abitare l’Appennino? È uno dei temi di cui tratterà, intervenendo sulla Enciclica Laudato Si’, don Bruno Bignami, 53 anni originario di Cremona che, ora a Roma, è direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei.
C’è grande attesa per il suo intervento, previsto alle ore 21 di giovedì giugno (ingresso libero), a Bismantova (Castelnovo ne’ Monti), presso il Centro Laudato Si’. Un luogo attrezzato che, nell’ultimo anno ha accolto oltre 4500 persone e la scorsa settimana anche 20 dirigenti delle scuole primarie reggiane, confermandosi centro di iniziativa e luogo suggestivo di incontro tra spiritualità e ambiente.
L’intervento di don Bignami sarà preceduto da un incontro dello stesso per gli addetti all’accoglienza e della cultura su Bismantova, come guide e operatori turistici e culturali.
Don Bignami, cosa occorre comprendere leggendo la Laudato Si’?
“Ci sono tre grandi questioni da comprendere – risponde il direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei -. La prima riguarda l’ecologia integrale. Papa Francesco ci suggerisce di pensare e affrontare l’ecologia in termini di connessioni strette con le altre tematiche sociali del nostro tempo. Un caso a noi vicino è la questione energetica: non possiamo affrontarla solo dal punto di vista ambientale (passaggio da combustibili fossili a fonti solo rinnovabili), ma anche come tema sociale, tenendo presente ad esempio le famiglie che non hanno accesso all’energia o che non riescono a pagare la bolletta. Un secondo tema che la Laudato Si’ propone è quello dell’abitare. Abbiamo, infatti, appiattito questa esperienza umana alla questione di possedere un terreno, una casa, uno spazio. La proprietà viene vista come esclusiva. Nella tradizione umana, invece, abitare è sempre una questione relazionale, mette in gioco i rapporti tra le persone”.
Questo quando accade?
“Il caso emblematico è il conflitto in Ucraina dove l’occupazione di suolo diventa più importante delle persone che lo abitano. Così è stato anche durante la Prima guerra mondiale: le trincee definivano spazi da difendere e da oltrepassare nella conquista. Ma se penso alla vostra realtà il problema è anche quello di abitare le aree interne e di montagna: lo spopolamento verso le città non è l’unica soluzione. Credo che l’Appennino possa fare la sua parte in termini positivi, nel contribuire a tenere viva una storia e luoghi di vita. Le cooperative di comunità hanno questo grande merito”.
Ultimo tema?
“La contrapposizione tra la cultura dello scarto e la cultura della cura. Mentre la prima riduce tutto a oggetto di consumo, comprese le persone che sono strumentalizzate, la cultura della cura valorizza le persone per quello che sono, non per la loro utilità”.
Lei giovedì salirà da Roma per intervenire presso il Centro Laudato Si’, un centro che nel suo nome porta proprio l’enciclica del Papa.
“Il nome Laudato Si’ è molto bello ed una scelta profetica. La Chiesa, in questo caso col Parco nazionale, valorizza i luoghi contro l’abbandono. Dobbiamo, infatti, ricordare come la bellezza, a differenza dell’abbandono, educa perché attrae e eleva la nostra umanità. Bismantova credo sia un bell’esempio”.