Patrimonio Made in Italy, per la transizione ecologica (di Fausto Giovanelli)
( Sassalbo, 21 Aprile 2022 )Cento anni fa nascevano i Parchi Nazionali di Abruzzo e Gran Paradiso, capostipiti del sistema italiano di aree protette che include oggi 25 Parchi Nazionali e oltre 150 Parchi Regionali. Se ne celebrerà domani a Roma l’anniversario, con l'intervento del Presidente della Repubblica.
Visti in retrospettiva, da una contemporaneità liquida e frenetica come la nostra che brucia il tempo e il senso di ogni cosa ,cento anni sono davvero uno spazio inconsueto,ma proprio per questo ancor più utile e illuminante, perché -è vero- “ chi non conosce il passato non può conoscere neppure il presente”.
Nati in un difficilissimo dopo guerra (1922), con un imprinting che annovera tra le firme il nome di Benedetto Croce, i primi parchi italiani in verità sono venuti al mondo,ben 50 anni dopo Yellowstone e la creazione dei grandi Parchi Americani. Quel modello americano -tutt’ora in auge e ben ripreso in gran parte dei continenti e dei paesi coloniali poi in via di sviluppo,- in Italia ha dovuto misurarsi con una realtà molto diversa : con territori e ambienti ricchi e diversificati,ma anche da secoli abitati, attraversati,coltivati,scambiati, vissuti, e in sostanza plasmati da successive ondate di civilizzazione e presenze umane: campi,pascoli,boschi,coste spiagge,villaggi, piccole comunità e proprietà secolari,nel succedersi di generazioni e migrazioni. Ciò ha fatto la differenza,sia nel cammino che negli approdi . Dopo un secolo, con periodi di stallo e parziali passi avanti, dopo la grande crescita della società Italiana del dopoguerra, ci troviamo ad avere oggi, negli anni duemila , un vero serio e strutturato sistema di aree protette, come nei paesi più avanzati del mondo.
Questo sistema è pieno di problemi,naturalmente, ma è tuttavia solido e soprattutto corrisponde davvero alla diversità geologica, biologica e antropologica dell’Italia e alle interazioni tra queste dimensioni.
Il sistema Nazionale dei Parchi non è un’imitazione del sistema nato in altri paesi,ma ha creato esperienze davvero originali , una sorta di unico e inimitabile Made in Italy di ambiente e paesaggio. Il Parlamento (e va riconosciuto il merito) ha avuto un ruolo decisivo : nei primi anni 90 ha saputo creare la legge quadro 394/91,che ha fatto tesoro delle esperienze fino ad allora condotte e le ha rilanciate in una visione strategica e di lungo periodo.
Trent’anni dopo gli obiettivi fondamentali lì enunciati si possono dire raggiunti,a partire dalla difficile tutela della biodiversità. Nelle parti in cui non sono raggiunti rimangono tuttora validi . Davvero questo non è poco: una legge non viene attuata solo perché è buona, soprattutto se è una legge che impatta significativamente tanti territori; bisogna anche che ci sia qualcuno -persone e isituzioni- che ci crede e che la vuole applicare, realizzare; questo è quello che è effettivamente accaduto.
Le associazioni ambientaliste in questo specifico campo, hanno combattuto e vinto tante distinte battaglie culturali e politiche nei territori.Ne va dato atto. Su questo tema,l’approccio ecologista ,rimasto minoritario su altri, ha saputo incontrare territori, alleanze , altre storie e altre dimensioni del vivere, oltre quelle puramente naturalistiche e fecondare altre visioni e progetti di vita e sviluppo di persone e comunità.
Oggi in pieno Green Deal , in pieno PNRR il Centenario dei Parchi Italiani può “festeggiare” l’esito positivo di un’intera storia di conflitti e faticosi successi . Il centenario può essere, anzi DEVE essere, l’occasione per porre al Governo e al Parlamento la candidatura del Sistema dei Parchi Nazionali e Regionali ad essere pienamente, a pieno titolo,come i comuni, le provincie e le regioni e con tutti gli strumenti necessari,protagonista delle strategie del Paese avviate col piano nazionale di ripresa e resilienza.Una transizione ecologica che aspiri ad essere tale - superando paradigmi tecnocraticopi,ha bisogno di territori, popolazioni,istituzioni protagoniste e partecipi . In tal senso i parchi sono un patrimonio di risorse idee e relazioni; sono culturalmente pronti.Devono poter meglio e più direttamente partecipare alle concertazioni territoriali, nelle aree interne e tra queste e le città; e altresì ai bandi che hanno per oggetto obiettivi di sostenibilità; e ancora di più alla ricerca di personale e risorse umane giovani qualificate, cui finalmente sono state aperte le porte a vari livelli della pubblica amministrazione, ma non ancora nei parchi. Quindi .. un centenario da celebrare con orgoglio sì ! e una più forte proiezione all’attualità .