Franco Arminio in dialogo con Emanuele Ferrari e Fausto Giovanelli
( Sassalbo, 19 Ottobre 2020 )La cura dello Sguardo,Franco Arminio in dialogo con Emanuele Ferrari e Fausto GiovanelliL'incontro si terrà sulla piattaforma zoom al link https://zoom.us/j/92230315868 Meeting ID: 922 3031 5868 e diretta Facebook sulla pagina del Parco Nazionale Appennino tosco emiliano
Aperto - terzo incontro del seminario formativo La scuola nel Parco 2020
Si svolgerà mercoledì 21 ottobre il terzo incontro nell’ambito del programma formativo “Aperto, La scuola nel Parco 2020” su piattaforma zoom e in diretta Fb sui social del Parco Nazionale la lezione magistrale con Franco Arminio, poeta e Paesologo, dal titolo: “La cura dello sguardo”.
L’incontro fa parte del programma SNAI, Laboratorio Appennino, scheda intervento “Qualità dell’Offerta Formativa, Seminario Formativo, la scuola nel parco 2020.
Franco Arminio è nato e vive a Bisaccia, in Irpinia d’Oriente. Ha pubblicato una ventina di libri. Ricordiamo, tra gli altri, "Vento forte tra Lacedonia e Candela" (Laterza), "Terracarne" (Mondadori), "Cartoline dai morti" (Nottetempo) e "Geografia commossa dell’Italia interna" (Bruno Mondadori). Si occupa anche di documentari e fotografia. Da anni viaggia e scrive, in cerca di meraviglia e in difesa dei piccoli paesi; è ispiratore e punto di riferimento di molte azioni contro lo spopolamento dell’Italia interna. Ha ideato e porta avanti la Casa della paesologia a Bisaccia e il festival “La luna e i calanchi” ad Aliano. Come paesologo scrive da anni sui giornali e in Rete a difesa dei piccoli paesi. Attualmente è il referente tecnico del Progetto Pilota della Montagna Materana nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne. Ha ideato e porta avanti La casa della paesologia a Trevico e il festival “La luna e i calanchi” ad Aliano.
Dal libro: “La cura dello sguardo”
Percorrendo l’Italia palmo a palmo, nella sua paziente auscultazione del mondo, già da tempo Franco Arminio registrava una epidemia in corso: quella dell’“autismo corale”, che ci vede rinchiusi dietro i nostri piccoli schermi, impegnati in una comunicazione che ha perso ardore e vitalità. In queste pagine il poeta torna a offrirci le sue parole come fiaccole per illuminare il presente, offrendo il suo stesso corpo come testimonianza, come repertorio di tentativi e rimedi: “Ho vanamente cercato la guarigione scrivendo. La ferita è ancora qui. Con il tempo mi sono cresciuti dentro consigli che posso dare, piccoli precetti fatti in casa.” Le pagine di questo nuovo libro di Arminio sono fitte come gli scaffali di un antico speziale, allineano racconti visionari accanto a vere e proprie orazioni civili, che pongono domande e chiedono risposte con vibrante ostinazione. La cura invocata passa sempre attraverso una lingua che si fa strumento di conoscenza, alla ricerca di una comunicazione, di un senso condiviso, di quella intima vicinanza della quale abbiamo tutti più che mai bisogno. E se non ci sono certezze, se tutti siamo un po’ più fragili, a curarci sopraggiunge la fiducia nella capacità delle parole di unire i nostri sguardi “per fare comunità, per dare coraggio al bene”.