Amazzonia e Appennino
Per la “giornata del creato” del prossimo 1 settembre la CEI ha rivolto un pubblico invito affinché ciascuno,persona,gruppo o ente ricerchi “la propria Amazzonia”,
indicando e scegliendo cosa deve e fare qui e ora di fronte all’emergenza del riscaldamento globale , che tocca ormai da vicino tutti noi.
Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, che per oltre il 70% è coperto da boschi,ha sicuramente e prima di altri il dovere di misurarsi nel concreto con questa sfida, qui e ora
Al contrario che nell’Amazzonia, i boschi nel Parco e nel nostro Appennino sono cresciuti e crescono. Ma non é il massimo.Anzi siamo in difetto, perché gli approcci di tradizione non bastano. C’è,ancora inesplorata,la possibilità e l’urgenza di fare qualcosa, per esempio aumentare e forse raddoppiare la capacità dei nostri boschi di trattenere anidride carbonica.
Siamo “ricchi di boschi poveri”. E’urgente intervenire per aumentarne la biodiversità, la resilienza ai cambiamenti climatici e anche la capacità di catturare e trattenere CO2 nella biomassa e nel suolo.
Apriamo perciò subito un percorso da condividere con studiosi,università e soprattutto con imprese operatori tecnici del settore e amministratori pubblici tecnici per cambiare visione, azioni e pratiche dell’economia boschiva d’Appennino. Questa ha ruotato sempre attorno alla produzione di legna da ardere.
Il futuro di questa economia invece si condensa nel valore del bosco come servizio ecosistemico, mitigazione del riscaldamento globale e biodiversità. Bisogna passare dalla vendita di legna da ardere alla vendita dei crediti di carbonio. Non si può fare dalla mattina alla sera,ma bisogna cominciare subito. Il Parco non adotterà divieti nè misure coercitive. Proponiamo di valutare la possibilità di compensare con indennizzo volontarie rinunce ad alcuni tagli periodici e quella più concreta di sostenere forme di conduzione del ceduo più idonee a trattenere CO2 nei suoli oltre che nel legno.Vogliamo proporre accordi volontari con privati e usi civici, confrontare valutazioni economiche e scientifiche, considerare possibilità amministrative per sostenere la riqualificazione di una filiera del legno che oggi qui è di basso profilo e di scarsa redditività.
La foresta, chi la conosce chi la gestisce e chi la vive, possono condividere da protagonisti una battaglia contro il global warming e costruire su questo anche circuiti economici e di lavoro più attraenti , remunerativi e moderni.
Abbiamo anche un programma di interventi già definiti (per un milione di euro erogati dal MinAmbiente) per la certificazione di sostenibilità della gestione forestale di tutta l’area parco; e per azioni su foreste demaniali,e proprietà collettive per arricchimento di biodiversità e resilienza al cambiamento climatico.
Investiamo dunque contemporaneamente in azioni dall’immediata ricaduta economica e ambientale e nell’avvio di un percorso di condivisione che dovrà far crescere in tutta la Riserva di Biosfera l’approccio ai temi del bosco e del clima.
Fausto Giovanelli