Dopo un lungo periodo di sostanziale silenzio e distanza dall’attenzione pubblica il bosco è tornato al centro dell’attenzione e di un utile conflitto di idee sul piano nazionale: un recente decreto del Min. Agricoltura ha riproposto regole e condizioni più favorevoli per l’utilizzo economico dei boschi italiani, finalmente cresciuti in anni e anni di politiche di conservazione e anche- va riconosciuto- per l’ abbandono agricolo delle terre alte. Al tempo stesso nuove convenienze hanno spinto a una ripresa di attività di taglio e utilizzo della legna come riscaldamento.
Sul piano locale una discussione si è accesa in occasione del famoso taglio- legittimo quanto inconsueto- della pineta di Monte Ledo, al difuori ma tutta via molto prossima ai confini del Parco.
Ci impegnammo allora, riconoscendo la legittimità, dell’operazione a promuovere un approfondimento sui temi della gestione forestale nel territorio del Parco e fuori di esso.
Ora ci siamo.
Domani martedi 26 giugno prende il via “un dialogo tra saperi” su boschi e foreste sul nostro Appennino. Si svolgerà nella sala convegni dell’albergo il Castagno di Busana. La formula è quella di un brain-storming.
Diverse persone, esperti, addetti, tecnici, autorità pubbliche e comunque portatori di interessi, approcci e punti di vista molti diversi, si confronteranno per cercare di mettere a fuoco una visione aggiornata, attuale e di prospettiva di ciò che è e potrebbe o dovrebbe diventare l’ormai grande patrimonio boschivo pubblico e privato dell’Appennino; di quali sono i suoi valori intrinseci - ambientali, culturali ed estetici- da tutelare e promuovere; di quali sono i centri di responsabilità o le conoscenze o le pratiche disponibili o da ricercare per migliorarne la tutela, governance e la gestione economica.
Una giornata di confronto e approfondimenti quindi… ma non fine a se stessa. L’obiettivo è quello di tenere a battesimo una scelta strategica di lungo periodo da parte del Parco Nazionale dell’Appennino: che intende concentrare energia, progetti, risorse umane, relazioni collaborative sul tema del bosco, che fin d’ora – pur presente- non è stato tra le priorità dell’impegno dell’ente. Perché? E perché ora? E con quali obiettivi?
Potremo precisarlo meglio al termine dei lavori, ma possiamo anticipare la sostanza delle intenzioni di partenza.
I boschi coprono la maggior parte del territorio del perimetro del Parco, e gran parte dei territori del nostro crinale. Si tratta per lo più di boschi di faggio relativamente giovani (10-40 anni), gestiti come boschi cedui per l’approvvigionamento di legna da ardere. Negli ultimissimi decenni molte superfici già agricole sono state abbandonate e in esse via via si è esteso ed è cresciuto il bosco. Il Parco Nazionale al suo decollo -10-15 anni fa - ha semplicemente registrato questo fenomeno e non avendo bisogno di particolari iniziative di tutela per accompagnare una crescita “naturale” già spontaneamente in atto. Altre sono state le sue priorità-anche nel campo della conservazione della natura, dove il tema del lupo è stato centrale ed emblematico dei nuovi possibili conflitti o della convivenza necessaria tra uomo e natura. In questi stessi anni si sono attenuate se non sopite le “paure” che l’avvento del Parco potesse significare in qualche modo un vincolo alle attività economiche o addirittura un esproprio delle proprietà private e collettive. Anzi si sono avviate da parte del Parco fattive collaborazioni- a partire dall’uso dei fondi europei a sostegno dell’economia e del lavoro connessi al bosco. Ancor più recentemente il Parco ha espresso un impegno per favorire le condizioni minime di una governance estesa del bosco anche al di là del Parco promuovendo consorzi nei quali inquadrare insieme la gestione dei territori di uso civico , proprietà private e proprietà pubbliche.
Ciò è lo scopo di un approccio di gestione sostenibile, più consapevole, più efficace sia sotto il profilo dei valori di biodiversità che sotto il profilo più strettamente economico.
Oggi il bosco è nel suo insieme sottovaluta o e sottoutilizzato. Obiettivo del parco è “potenziare” tutte le dimensioni della messa in valore del bosco:
a) Il contributo a mitigare il riscaldamento globale, i servizi ecosistemici offerti, i valore di biodiversità che si esprimono meglio nelle foreste vetuste, i valori estetici, culturali, ambientali del bosco e del suo essere bene comune;
b) Il miglioramento delle “filiere” di gestione del bosco come risorsa produttiva, soprattutto per le proprietà private e di uso civico, ottimizzando gli ambiti degli interventi, le tecniche di gestione, la qualità del lavoro e delle professioni.
Vogliamo quindi cercare di impostare:
1. un pensiero e un azione di lungo periodo su questo tema, sviluppando azioni precise e mirate per la conservazione e crescita della biodiversità, in particolare nei boschi di proprietà demaniale recentemente affidati alla gestione diretta dell’ente Parco, e altresì investendo sulle nostre risorse umane ed economiche per fare proprio del Parco un centro di produzione e diffusione di una più alta cultura del bosco, che recuperi rispetto ad anni di scarsa attenzione da parte di tutti.
2. costruire un tavolo permanente di confronto, interscambio e arricchimento reciproco tra tutti i soggetti a vario titolo responsabili della gestione tutta l’area più ampia dell’Appennino e della Riserva di Biosfera: Regioni, Unioni di Comuni, Consorzi, Usi Civici, proprietari privati e tecnici, associazioni professionali, ambientaliste.
Speriamo sia un buon inizio.
Fausto Giovanelli