Cerreto: al Campionato Mondiale del Fungo Lindo Ferretti

Sabato 7 ottobre alle ore 15.30 DI CAVALLI E DI MONTAGNE

( Sassalbo, 04 Ottobre 2017 )

Il Campionato Mondiale del Fungo, che si svolgerà questo fine settimana a Cerreto Laghi, si arricchisce di un evento culturale ed emozionale che racconta del profondo legame degli uomini dell’Appennino al proprio paesaggio, a chi li ha preceduti, a chi li seguirà. Ideatore, narratore e interprete Giovanni Lindo Ferretti che sabato 7 ottobre alle ore 15.30, nella luce di un pomeriggio di autunno, in riva al lago al centro di Cerreto Laghi, porta in scena lo spettacolo equestre DI CAVALLI E DI MONTAGNE. Cinque cavalli, due cavalieri, voce e canto, una chitarra elettrificata per un racconto fatto di pochi elementi essenziali e una forza narrativa che Giovanni Lindo Ferretti è capace di trasmettere in modo naturale, quasi primitivo. Protagonisti dello spettacolo equestre cavalli uomini e “attitudini solitarie: l'allevare con cura, l'addestrare con sapienza. Gesti e testi radicati nell'epica a segnare un’appartenenza.”

In scena: Elegante, Tancredi, Ugolino, Ben, Scricciolo con Marcello Ugoletti, Cinzia Pellegri, Giovanni Lindo Ferretti e Luca A. Rossi. 

Scrive Giovanni Lindo Ferretti

“Sabato 7 ottobre, ore 15.30 Cerreto Laghi, nella luce di un pomeriggio di autunno, in riva al lago, la scheggia di una visione”: DI CAVALLI E DI MONTAGNE. E proprio perché le cose succedono, inducono a riflessione producendo riflessi che modificano la percezione e propiziano tanto il mutare che l’immutabile, anche questo accadimento è profondamente legato, determinato, dalla festa di perdonanza. Nel concreto: la vicinanza, la collaborazione, la ri/conoscenza, la stima e l’affetto cresciuti a dismisura verso i Briganti del Cerreto e gli Scaminati di Sassalbo. Nel simbolico: questo luogo, Cerreto Laghi, segnato dalla modernità come tradimento, è il luogo d’incontro reale, dopo essere stato luogo di scontro, tra le due antiche comunità. È il presente, è un’ipoteca sul futuro da cui dipende l’economia di buona parte delle nostre montagne. La Fondazione e il teatro barbarico intendono rendere omaggio a tutti coloro che hanno legato e legano la loro vita, il loro operare, a queste montagne, mettendo in scena i nostri cavalli che sono parte essenziale di questo paesaggio, disprezzati e dimenticati ma non scomparsi. Se è la scrittura a determinare l’origine della storia, della nostra civiltà, e lo è, le prime parole che ci raccontano, certificando la nostra esistenza, dicono di …allevatori di cavalli e muli, pastori, boscaioli, cacciatori… e così saremmo rimasti, nei secoli, nei millenni, fino agli anni ‘50 del secolo scorso, gli anni del boom economico che segnano una frattura irrimediabile con il passato e l’accesso ad una nuova realtà che stiamo sperimentando. Queste parole le troviamo nelle cronache degli storici greco romani al seguito delle legioni durante le guerre contro gli Apuani e i Liguri montani, nostri progenitori, due secoli prima del calendario Cristiano. Per noi è rassicurante, e di buon auspicio, che i cavalli siano ancora con noi. È vero: non sono messi bene, tutto sembra perorare la loro scomparsa ma anche noi, esseri umani, non siamo messi molto bene, il nuovo che avanza vertiginosamente ci ha assicurato molte positività innegabili ma contempla lati oscuri, inquietanti, ci consoli l’essere in buona compagnia. E la compagnia cresce, per la prima volta saranno con noi, in scena, Anya e Ismail, solo pronunciarne il nome richiama il tempo in cui sulle nostre antiche strade, per via, muoveva un mondo nuovo dall’Armenia a Finisterrae, dalle terre d’Oriente all’oceano d’Occidente. Con loro un piccolo cavallo bardigiano, Brigante della Pernice, possente depositario di una storia, molto vicina a noi, di cavalli e di montagne. La loro presenza, solo abbozzata, testimonia il recente incontro/riconoscimento con il Rossano Ranch, protagonista indiscusso del legame uomo-cavallo nella nostra provincia degli ultimi decenni. 

Niente di eclatante. Nessun effetto speciale ma gesti e testi radicati nell’epica a segnare una appartenenza. Tensione all’armonia, alla bellezza, sull’eco di un antico canto

Come sta facendo il sole, giù nel mare, dietro il monte

similmente, a Voi la fronte chino, prima di iniziare.

Nel tramonto, tra i suoi raggi, narrerò di vita e morte 

di cavalli, di montagne, di una vacillante sorte.

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