Inaugurato il Digital landscapes Atelier
( Sassalbo, 26 Settembre 2012 )Inaugurato al Museum of Modern Art - MoMa di New York, il “Digital landscapes – The Wonder of Learning Atelier” (l’Atelier dei Paesaggi digitali – Lo Stupore del conoscere) di Reggio Children, dedicato al digitale. L’evento è avvenuto in contemporanea con l’apertura ufficiale del nuovo spazio ‘Tra matericità e digitale’ al Centro Internazionale Loris Malaguzzi, a Reggio Emilia. I due Atelier di Reggio Children rappresentano un’evoluzione e cercano di intrecciare digitale e materia.
Lo spazio espositivo al Moma affianca la mostra “Century of the Child: Growing by Design, 1900–2000”, ed è parte degli eventi, workshop, laboratori, incontri e seminari, che il museo newyorkese, considerato tra i principali musei d'arte moderna del mondo, ha voluto realizzare a corollario della mostra dedicata alla storia del design per l’infanzia tra il 1900 e il 2000, inaugurata lo scorso mese di luglio.
Il nuovo Atelier di Reggio Emilia, invece, nasce per indagare e scoprire possibili e inusitati incontri tra matericità e strumenti digitali: due approcci tenuti separati sino a poco tempo fa, ma che è ormai impensabile non intrecciare, creando nuove idee di matericità, manualità e digitale.
«La tecnologia entra nel quotidiano – spiegano gli specialisti di Reggio Children - non domina, ma si mescola con altri linguaggi. I “nativi digitali” hanno un atteggiamento disinvolto nei confronti della tecnologia: il loro approccio è fortemente empatico e avventuroso, per nulla gerarchico. Mescolano l’uso del video, la webcam, la tavoletta grafica, le proiezioni e gli oggetti, creando paesaggi immaginari e meravigliosi di cui, essi stessi, sono parte integrante.
Lo spazio e gli strumenti a disposizione nell’atelier sono un invito a esplorare le zone di confine tra ottica e scenografia, grafica e tridimensionalità, costruttività reale e immateriale, ricercando nuove connessioni tra le parti. Il “contagio” mescola tutto, rompe schemi e categorie tradizionali e reinventa il modo sia di concepire il digitale, sia di concepire la materia».