E quanto è utile ai cittadini effettivi
( 28 Ottobre 2010 )Come è ormai noto ai più attenti osservatori della vita del nostro Ente, il progetto ‘Parco nel Mondo’ è uno dei progetti che nel Piano di sviluppo economico e sociale vengono definiti ‘strategici’, cioè con caratteristiche tali da poter modificare in modo sostanziale le relazioni del territorio con l’esterno e le sue condizioni socioeconomiche interne. E assume questa caratteristica perché intende puntare su risorse che questo territorio ha direttamente o indirettamente generato, e che devono essere recuperate ad un contributo per le comunità locali.
Per ‘Parco nel Mondo’ si dice ‘risorse’ e si intendono persone. Uomini e donne che vivono in tante diverse contrade del pianeta, dove hanno ruoli sociali più o meno rilevanti, ma che hanno qui le loro radici e che già oggi legano, o possono essere interessati a legare, parte della loro attività ad un futuro per i borghi d’origine.
Economisti e studiosi di ogni tendenza mettono al primo posto, fra gli elementi di un migliore e duraturo sviluppo, l’investimento nelle risorse umane. ‘Parco nel Mondo’ è esattamente un investimento alla ricerca di risorse umane esistenti e potenzialmente disponibili a lavorare per l’Appennino. Un investimento che già ha cominciato a fruttare, perché ha contribuito a scoprire percorsi di vita che hanno condotto tante persone ad adoperarsi per le proprie comunità, i propri paesi, le proprie montagne.
E’ a queste persone – fino ad oggi ne sono state riconosciute ‘ufficialmente’ 169 – che il Parco sta attribuendo la cittadinanza affettiva, cioè il riconoscimento di un impegno onorevole per i centri di origine, comunque produttivo per le comunità, in alcuni casi eccezionalmente benefico per l’intera collettività. E il riconoscimento non è un premio, ma una richiesta a questa cittadinanza, piccola parte della più vasta “cittadinanza affettiva” composta da migliaia di persone in tutto il mondo, di continuare ad essere presenti nella vita dei nostri borghi.
Persone che tornano per periodi più o meno lunghi di vacanza; professionisti che mettono a disposizione la propria esperienza per nuove attività; imprenditori che investono una parte dei propri capitali in nuove imprese: questi sono i nostri cittadini affettivi.
Solo chi è animato da sterile spirito di polemica o, peggio, non riesce ad immaginare un futuro non ‘assistito’ per le nostre montagne, può contrapporre la cittadinanza affettiva a quella effettiva, rifiutandosi di vedere le grandi potenzialità di un processo del genere. Si tratta in realtà di due cittadinanze attive, complementari, utili alle relazioni sociali e allo sviluppo dell’Appennino.